Il bejelit ( o “Uovo del Re Conquistatore”
) e’ un particolare amuleto in pietra,
di natura sovrumana. E’ poco piu’
piccolo di un uovo, simile nella forma, ma
presenta i tratti fisionomici di un volto
umano disposti casualmente sulla sua superficie,
nello specifico la bocca, il naso, e i due
occhi chiusi. I bejelit possono essere di
colore verde oliva ( o violetto ) o rosso
scarlatto ( bejelit cremisi ). I primi sono
sicuramente piu’ comuni e possono avere
piu’ padroni. Bejelit e’ capace
di percepire la disperazione del proprio padrone
e, nel momento in cui essa raggiunge il suo
apice, la pietra, dopo aver spostato da sola
i propri tratti fisionomici fino a disporli
come in un volto umano, apre sia la bocca
che gli occhi ( che possono cominciare a lacrimare
sangue ), ed infine apre un portale con il
mondo demoniaco, dove risiede la Mano di Dio,
un gruppo di arcidemoni dotati di poteri sconfinati.
A questo punto il proprietario del bejelit
puo’ decidere di offrire in sacrificio
cio’ che ha di piu’ caro, per
divenire un Apostolo, un servo del male dotato
di grandissimi poteri.
Il bejelit cremisi funziona in maniera piu’
o meno simile. Come gia’ detto sono
molto piu’ rari di quelli normali, hanno
un unico proprietario, un “eletto”
per certi versi. Una volta raggiunto il proprio
padrone, il bejelit cremisi non lo
lascia piu’, lo proteggera’ nei
momenti di pericolo e, se per motivi accidentali
dovessero separarsi, bejelit ritornera’
altrettanto “accidentalmente”
dal proprietario. Viene attivato come gli
altri bejelit attraverso la disperazione,
ma le conseguenze sono diverse. A chi lo possiede
vieni infatti data la possibilita’ di
divenire un arcidemone immortale della Mano
di Dio, abbandonando il proprio corpo mortale
e compiendo un terribile sacrificio.
Approfondimento ideologico
}
Cio’ su cui si basa la Mano di Dio ( e
cogliendolo in senso metaforico possiamo estendere
il concetto al male in generale ) essenzialmente
non e’ altro che la vulnerabilita’
umana, la debolezza che nasce nel momento in
cui crolla il fondamento che ti sorregge. Il
tradimento della persona amata, la fine del
sogno a cui stavi consacrando la tua esistenza,
l’incapacita’ di accettare un cambiamento
che fa comunque parte del corso delle cose.
La tua fragilita’ a quel punto non ti
permette di reggere, avviene il crollo, e una
serie di sentimenti negativi ti inghiottono,
annientano ogni espressione di luminosita’
tu potessi conservare dentro di te. A quel punto
a tenerti in piedi trovi solo il nero, l’odio,
la rabbia, il dolore, la disperazione piu’
cieca, senza avere piu’ nulla per cui
combattere ( caso quindi molto diverso da quello
di Gatsu, che vive effettivamente per una vendetta
dettata dall’amore che prova per Kyasuka
) : li’ il male ti solletica, l’oscurita’
diviene un dolcissimo veleno capace di ammaliarti,
di sedurti… e’ la strada piu’
comoda: e’ perdere te stesso affogandoti
in qualcosa di terribile e grandioso, piuttosto
che continuare a combattere ascoltando le grida
laceranti del tuo cuore. E cosi’ i deboli
divengono prede del male, scelgono di sacrificare
qualsiasi cosa, anche la piu’ importante,
per la propria incapacita’ di sopportare
il dolore.
E Gatsu, che ha perso veramente tutto in quella
eclisse, un bejelit non l’ha mai avuto.
E di un bejelit, effettivamente, non avrebbe
saputo cosa farsene.
Alcuni restano in piedi fino alla fine.
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