D: Berserk denota una certa passione
per il medioevo europeo. Come e' nata e quanto
la influenza nel suo lavoro?
R: Le informazioni che si hanno in Giappone
sul fantasy occidentale sono un po' strane.
Trovo che i giapponesi siano senza ombra di
dubbio il popolo asiatico che piu' di tutti
ama il fantasy europeo. Questo forse e' dovuto
anche alla storia del dopoguerra. La visione
dei valori di questo paese, in occidente e
altrove, è stata per lungo tempo erroneamente
intesa: penso che cio' venga espresso in modo
del tutto rimarchevole in certi generi fantasy
in cui si portano sulla carta determinate
immagini e sogni. La maggior parte dei bambini
giapponesi ha piu' familiarita' con cavalieri
il cui corpo è protetto da corazze
piutosto che con i samurai e i loro chonmage
(la pettinatura tipica dei samurai, con un
ciuffo di capelli raccolto sulla sommita'
del capo, ndr). Il fantasy corrisponde proprio
alla magia della spada. Anch'io per quanto
riesca a ricordare, sono cresciuto con questa
visione. Nel disegnare manga fantasy, io voglio
realizzare storie che rendano partecipe il
lettore. Quando mi metto a esaminare in modo
approfondito le sensazioni di chi fa parte
della scena, mi viene naturale ritrovarmi
nel medioevo europeo. Naturalmente non è
il vero medioevo, ma un immagine fasulla,
ricreata, dell'Europa dell'epoca, che riscuote
molto successo oggi in un paese orientale
come il Giappone. Probabilmente, dei samurai
o dei ninja disegnati da un occidentale agli
occhi di noi giapponesi apparirebbero bizzarri,
ma forse lo stesso mondo medioevale di Berserk
appare strano agli occidentali, non e' cosi'?
Piuttosto, io sono sorpreso dell'accoglienza
ricevuta da Berserk, non tanto presso il pubblico
dei moderni giapponesi cui era indirizzato,
quanto presso i lettori del luogo in cui si
svolge la storia, ossia l'Europa e in particolare
l'Italia...
D: Ho notato anche riferimenti a pittori/illustratori
europei inquietanti come Escher (1898-1974,
illustratore/matematico specializzato in "illusioni
spaziali") e Hieronymus Bosch (1450-1516,
pittore fiammingo con una predilezione per
le rappresentazioni mostruose). Ha "studiato"
le loro opere?
R: Apprezzo sia Bosch che Escher, di cui ho
anche delle raccolte delle opere. Inoltre
mi piacciono le acqueforti di Pieter "il
giovane" Bruegel (1564-1637/8, autore
di ossessive rappresentazione di scene infernali,
ndr) e Gustave Dore' (1832-83, scultore, illustratore
e pittore francese, celebre per le sue illustrazioni
de La Divina Commedia, ndr) mentre fra gli
illustratori ammiro Frank Frazetta(1928, famoso
illustratore e fumettista americano, ndr)
e Luis Morrison.
D: In Berserk sembrano coesistere
due filoni: quello storico/avventuroso e quello
fantastico/orrorifico, tuttavia mi sembra
che il secondo abbia preso il sopravvento.
E' d'accordo?
R: Berserk e' prima di tutto un fantasy. Le
parti storiche sono state inserite per aumentare
la sensazione di realta', per scaraventare
il lettore sul luogo dell'azione. Inizialmente
feci coesistere i due filoni per far si che
mi leggessero anche i lettori comuni, colore
che non provano particolare interesse per
il fantasy e il fantastico. Non volevo assolutamente
fare un'opera per soli maniaci.
D: Il lunghissimo flashback con la storia
della Squadra dei falchi permette alla storia
di "decollare". Lo aveva previsto
sin dal principio?
R: I manga che personalmente prediligo sono
quelli in cui i lettori riescono a "legarsi"
ai personaggi, ossia provarne simpatia e compassione,
immedesimarvisi. Come un poema in prosa dunque,
pensai che sarebbe stato meglio raccontare
la vita del protagonista, tutta di un fiato,
in modo da rafforzare l'amore dei lettori
per Gatsu... Certo pero' che si e' prolungata
in modo inaspettato! Ma ormai quel che e'
fatto e' fatto. Pero', nonostante l'inesperienza,
penso di aver dato delle buone rifiniture
a un'opera che riesce a creare empatia.
D: Uno dei punti di forza di Beserk
durante il flashback era proprio la ricchezza
di personaggi, non le e' spiaciuto "sacrificare
" tutta la squadra dei falchi?
R: Stranamente è una cosa che ho fatto
con la massima serenita'. Lasciarsi prendere
esageratamente da un certo personaggio non
e' molto naturale per colui che crea l'opera,
come invece puo' esserlo per i lettori. Quello
che per me contava era che nel manga l'apparizione
di tali personaggi avesse un senso: ci sono
momenti per vivere e momenti in cui ci si
confronta con la morte... Non so se possa
risultare strano, ma e' una cosa cui tengo
molto.
D : Ha seguito la lavorazione dell'anime
di Berserk? E come trova il risultato finale?
R: Per la produzione della serie Tv sono sempre
stato impegnatissimo e pressato dagli impegni,
ma non credo che si sia sprecato denaro o
tempo. Nei loro limiti, tutte le persone impegnate
nell'anime stanno facendo del loro meglio.
Naturalmente anch'io, quando il tempo me lo
ha permesso ho collaborato con piacere.
D: Ha invece collaborato al videogame
del Dreamcast...
R: L'anime e' incentrato sulla squadra dei
falchi, praticamente solo sulla storia dei
cavalieri neri, il gioco e' qualcosa di diverso.
E' il primo mix mediatico relativo a Berserk
e forse ha sconvolto le idee di chi si era
creato l'immagine di Gatsu unicamente come
cavaliere nero. Fortunatamente, rispetto all'anime
ho avuto piu' tempo a mia disposizione per
seguirlo.
D: Berserk la sta assorbendo totalmente,
pensa che in futuro tornera' al lavoro su
Japan o sta pensando ad altre storie?
R: Non ho intenzione di tornare su Japan,
ma prima o poi vorrei provare a disegnare
qualcosa di fantascienza. Il fascino squisito
dell'essere mangaka consiste proprio nella
possibilita' di creare "mondi" sempre
differenti che non si trovano altrove.