Berserk Realm - reloaded
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Autore > Intervista Miura (Davide Castellazzi)
 
 
D: Berserk denota una certa passione per il medioevo europeo. Come e' nata e quanto la influenza nel suo lavoro?
R: Le informazioni che si hanno in Giappone sul fantasy occidentale sono un po' strane. Trovo che i giapponesi siano senza ombra di dubbio il popolo asiatico che piu' di tutti ama il fantasy europeo. Questo forse e' dovuto anche alla storia del dopoguerra. La visione dei valori di questo paese, in occidente e altrove, è stata per lungo tempo erroneamente intesa: penso che cio' venga espresso in modo del tutto rimarchevole in certi generi fantasy in cui si portano sulla carta determinate immagini e sogni. La maggior parte dei bambini giapponesi ha piu' familiarita' con cavalieri il cui corpo è protetto da corazze piutosto che con i samurai e i loro chonmage (la pettinatura tipica dei samurai, con un ciuffo di capelli raccolto sulla sommita' del capo, ndr). Il fantasy corrisponde proprio alla magia della spada. Anch'io per quanto riesca a ricordare, sono cresciuto con questa visione. Nel disegnare manga fantasy, io voglio realizzare storie che rendano partecipe il lettore. Quando mi metto a esaminare in modo approfondito le sensazioni di chi fa parte della scena, mi viene naturale ritrovarmi nel medioevo europeo. Naturalmente non è il vero medioevo, ma un immagine fasulla, ricreata, dell'Europa dell'epoca, che riscuote molto successo oggi in un paese orientale come il Giappone. Probabilmente, dei samurai o dei ninja disegnati da un occidentale agli occhi di noi giapponesi apparirebbero bizzarri, ma forse lo stesso mondo medioevale di Berserk appare strano agli occidentali, non e' cosi'? Piuttosto, io sono sorpreso dell'accoglienza ricevuta da Berserk, non tanto presso il pubblico dei moderni giapponesi cui era indirizzato, quanto presso i lettori del luogo in cui si svolge la storia, ossia l'Europa e in particolare l'Italia...

D: Ho notato anche riferimenti a pittori/illustratori europei inquietanti come Escher (1898-1974, illustratore/matematico specializzato in "illusioni spaziali") e Hieronymus Bosch (1450-1516, pittore fiammingo con una predilezione per le rappresentazioni mostruose). Ha "studiato" le loro opere?
R: Apprezzo sia Bosch che Escher, di cui ho anche delle raccolte delle opere. Inoltre mi piacciono le acqueforti di Pieter "il giovane" Bruegel (1564-1637/8, autore di ossessive rappresentazione di scene infernali, ndr) e Gustave Dore' (1832-83, scultore, illustratore e pittore francese, celebre per le sue illustrazioni de La Divina Commedia, ndr) mentre fra gli illustratori ammiro Frank Frazetta(1928, famoso illustratore e fumettista americano, ndr) e Luis Morrison.

D: In Berserk sembrano coesistere due filoni: quello storico/avventuroso e quello fantastico/orrorifico, tuttavia mi sembra che il secondo abbia preso il sopravvento. E' d'accordo?
R: Berserk e' prima di tutto un fantasy. Le parti storiche sono state inserite per aumentare la sensazione di realta', per scaraventare il lettore sul luogo dell'azione. Inizialmente feci coesistere i due filoni per far si che mi leggessero anche i lettori comuni, colore che non provano particolare interesse per il fantasy e il fantastico. Non volevo assolutamente fare un'opera per soli maniaci.

D: Il lunghissimo flashback con la storia della Squadra dei falchi permette alla storia di "decollare". Lo aveva previsto sin dal principio?

R: I manga che personalmente prediligo sono quelli in cui i lettori riescono a "legarsi" ai personaggi, ossia provarne simpatia e compassione, immedesimarvisi. Come un poema in prosa dunque, pensai che sarebbe stato meglio raccontare la vita del protagonista, tutta di un fiato, in modo da rafforzare l'amore dei lettori per Gatsu... Certo pero' che si e' prolungata in modo inaspettato! Ma ormai quel che e' fatto e' fatto. Pero', nonostante l'inesperienza, penso di aver dato delle buone rifiniture a un'opera che riesce a creare empatia.

D: Uno dei punti di forza di Beserk durante il flashback era proprio la ricchezza di personaggi, non le e' spiaciuto "sacrificare " tutta la squadra dei falchi?
R: Stranamente è una cosa che ho fatto con la massima serenita'. Lasciarsi prendere esageratamente da un certo personaggio non e' molto naturale per colui che crea l'opera, come invece puo' esserlo per i lettori. Quello che per me contava era che nel manga l'apparizione di tali personaggi avesse un senso: ci sono momenti per vivere e momenti in cui ci si confronta con la morte... Non so se possa risultare strano, ma e' una cosa cui tengo molto.

D : Ha seguito la lavorazione dell'anime di Berserk? E come trova il risultato finale?
R: Per la produzione della serie Tv sono sempre stato impegnatissimo e pressato dagli impegni, ma non credo che si sia sprecato denaro o tempo. Nei loro limiti, tutte le persone impegnate nell'anime stanno facendo del loro meglio. Naturalmente anch'io, quando il tempo me lo ha permesso ho collaborato con piacere.

D: Ha invece collaborato al videogame del Dreamcast...
R: L'anime e' incentrato sulla squadra dei falchi, praticamente solo sulla storia dei cavalieri neri, il gioco e' qualcosa di diverso. E' il primo mix mediatico relativo a Berserk e forse ha sconvolto le idee di chi si era creato l'immagine di Gatsu unicamente come cavaliere nero. Fortunatamente, rispetto all'anime ho avuto piu' tempo a mia disposizione per seguirlo.

D: Berserk la sta assorbendo totalmente, pensa che in futuro tornera' al lavoro su Japan o sta pensando ad altre storie?
R: Non ho intenzione di tornare su Japan, ma prima o poi vorrei provare a disegnare qualcosa di fantascienza. Il fascino squisito dell'essere mangaka consiste proprio nella possibilita' di creare "mondi" sempre differenti che non si trovano altrove.

 
 
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